Per prima cosa cerchiamo di capire cosa sono le “terapie naturali” di cui fanno parte i trattamenti sia di Riflessologia Olistica (plantare – facciale – mano) e appunto anche la Trigger Point Therapy.
- Con terapie naturali ci si riferisce a quelle tecniche, discipline e pratiche che non fanno riferimento alla medicina tradizionale: cure complementari.
- Molte di esse hanno origini millenarie e considerano l’uomo come un tutt’uno di corpo e mente.
Quali sono le cure complementari?
Sono cure che vanno oltre la malattia preferendo un approccio mirato sulla persona, dove la salute è intesa anche come rapporto che la persona ha con sé stessa.
Sono parte delle cure complementari le discipline olistiche come la riflessologia. le tecniche riflesse, la digitopressione, l’aroma terapia, il massaggio ayurvedico e molte altre come la trigger point therapy.
Le terapie naturali hanno un’azione preventiva e si basano sui rimedi naturali.
La definizione di trigger point è stata coniata nel 1943 dalla dottoressa Janet Travell, la quale definiva con questo termine le masse o i noduli dolorosi percepiti all’interno di bande tese del muscolo.
Non e’ del tutto chiara la causa che determina la formazione di un trigger point, ma gli elementi e le condizioni che possono attivarlo sono: sovraccarico, postura scorretta e prolungata nel tempo, trauma, affaticamento muscolare, contrazioni improvvise o prolungate nel tempo.
Una parziale definizione sintetica del trigger point.
- Area localizzata estremamente irritabile e dolorosa in un nodulo in un fascio teso di tessuto muscolare.
- I trigger points sono dei punti localizzati nel muscolo la cui palpazione evoca un dolore pungente e fastidioso.
Dove si verificano/trovano i trigger points?
Trigger points e nodi muscolari possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo.
Ovunque ci sia tessuto muscolare, può esserci una piccola area di tensione dei tessuti. Questo potrebbe essere un punto di attivazione.
Le aree nel corpo in cui si trovano più comunemente i trigger points possono includere:
• I muscoli trapezi superiori su entrambi i lati del collo appena sopra le spalle
• del lembo quadrangolare della parte bassa della schiena
• posteriori della coscia
• I muscoli del polpaccio
• Lungo la banda iliotibiale
I trigger points sono quindi delle zone di muscolatura o fascia dense e che spesso provocano dolore alla palpazione, sono dei punti che tendono verso una condizione di continua contrazione patologica.
Il dolore, molto acuto e fastidioso, solitamente si focalizza in un punto, detto appunto trigger, ma può coinvolgere zone limitrofe, precise per ogni muscolo, come dolore riferito.
“I trigger points sembrano piccole biglie o nodi appena sotto la pelle”.
Ricordo che il corpo umano è formato da 400/600 muscoli (dipende dagli autori).
I trigger points o “nodi” muscolari sono punti sensibili nei tessuti molli e quando si presentano in numero elevato si definisce “sindrome del dolore miofasciale“.
Che cos’è una fascia?
La fascia è il nostro tessuto connettivo, circonda tutti i nostri muscoli, ossa, nervi, organi, articolazioni
e collega e sostiene tutto il contenuto del nostro corpo. Si tratta di un sistema fluido tensionale.
Quando si preme sui trigger points, molte persone non sentono dolore o fastidio.
A volte diventano molto sensibili e alcune persone sentono dolore importante nelle aree in cui hanno i trigger points.
Non è del tutto chiara la causa che determina la formazione di un trigger point, ma gli elementi e le condizioni che possono attivarlo sono: sovraccarico, postura scorretta e prolungata nel tempo, trauma, affaticamento muscolare, contrazioni improvvise o prolungate nel tempo.
Nel particolare – anatomia – scienza.
Il punto trigger è un nodo in una fibra muscolare costituito da un insieme di sarcomeri in stato di massima e continua contrazione patologica.
Il sarcomero è l’unità strutturale e funzionale della miofibrilla, vale a dire la più piccola unità del muscolo in grado di contrarsi. All’interno della singola miofibrilla i vari sarcomeri si susseguono uno dopo l’altro, come a formare un’alta pila di cilindri.
Il sarcomero rappresenta l’unità funzionale del tessuto muscolare striato.
In tali circostanze, infatti, l’aumento della permeabilità dei capillari e la conseguente stasi, provoca un circolo vizioso d’infiltrazione leucocitaria (chemiotassi verso la sede del danno), infiammazione, edema, ischemia, eccitazione delle terminazioni nervose e invio di segnali di dolore al sistema nervoso centrale.
Il trigger point assume, inoltre, la peculiarità di una condizione d’iperalgesia (aumento della risposta dolorosa) superficiale e profonda in aree sia limitrofe che lontane dalla sua sede.
Come si attivano i trigger points?
Il dolore viene provocato dall’accumulo dei rifiuti chimici tossici non rimossi, prodotti dal metabolismo anaerobico (acido lattico, ioni calcio, etc…) e dalla liberazione di sostanze vasoattive che irritano le terminazioni nervose coinvolte, dando inizio a un micro nucleo infiammatorio responsabile, appunto, del dolore.
Il trigger point assume, inoltre, la peculiarità di una condizione di iperalgesia cioe’ l’aumento della risposta dolorosa superficiale e profonda in aree sia limitrofe che lontane dalla sua sede.
Un trigger point può essere attivato da: eccessiva massa muscolare, stress, trauma o infortunio, mancato o errato stretching.
I trigger point mantengono in tensione e limitano il movimento del muscolo di appartenenza e possono essere attivi o latenti.
Un trigger point può essere descritto come un punto in un muscolo che fa riferimento a una sensazione, che si tratti di dolore o debolezza, in un’altra area del corpo.
Ad esempio, un trigger point nel muscolo della scapola può essere la causa di qualche problema nel lato della testa, dietro l’orecchio.
È attivo un trigger la cui digitopressione riproduce nella zona di referenza del trigger point stesso esattamente il dolore di cui il paziente soffre, cioè un dolore riferito, a cui si associa la disfunzione del muscolo in cui il trigger è presente.
Il trigger point latente, invece, causa solo la disfunzione indolore nel muscolo colpito e può rimanere, in questo stato, silente per anni ed essere improvvisamente riattivato da traumi, da sovraccarico eccessivo, da stiramento muscolare acuto, da squilibri posturali e da tante altre cause.
I trigger point sono molto comuni e possono verificarsi all’interno di qualsiasi muscolo del corpo.
I pazienti che hanno trigger point spesso riferiscono un dolore persistente che si traduce in una diminuzione della gamma di movimento di quel muscolo.
I muscoli più comuni colpiti sono nella zona della testa e del collo, che può portare allo sviluppo di altri sintomi come mal di testa, dolore alla mandibola, ronzio nell’orecchio e dolore agli occhi.
Dove si trovano i trigger points?
I nodi muscolari si possono trovare in qualsiasi parte del corpo.
Ovunque ci sia tessuto muscolare, può esserci una piccola area di tensione dei tessuti. Le aree nel corpo in cui si trovano più comunemente i trigger point possono essere:
• Il muscolo trapezio su entrambi i lati del collo che causa problematiche di dolore cervicale, cervicobrachialgie ed emicrania.
• Il muscolo sternocleidomastoideo che causa mal di testa e torcicollo.
• Il muscolo quadrato dei lombi della parte bassa della schiena che causa problematiche di lombalgia.
• I muscoli ischiocrurali (posteriori della coscia).
• I muscoli del polpaccio.
• Il muscolo piriforme che appartiene alla regione glutea che causa false sciatalgie e sindrome del piriforme.
Cosa sono i trigger in psicologia?
Esiste molte volte una netta correlazione tra la parte psicologia e il trigger point: uno stimolo nella zona dolente del soggetto lo riporta a una precedente esperienza traumatica.
Un trauma altresì crea un blocco persistente, il concetto di Mens Sana in Corpore Sano non va mai sottovalutato nei due sensi, dicasi: trauma >….blocco > emozioni > stato psicologico del soggetto attuale.
Ricordo che in greco antico, trauma significa «ferita» e, parlando in termini psicologici, si tratta di una lacerazione della psiche, per questo un trauma fisico (tangibile – materiale) ha una netta correlazione con una ferita nella psiche.
Levando questo trigger point si interagisce di riflesso sulla psiche: non serve aggiungere altro.
L’esperienza quotidiana insegna.
L’esperienza clinica quotidiana di medici e terapisti ha dimostrato che la sintomatologia dolorosa è frequentemente da imputare ai trigger point, i quali possono essere facilmente “disattivati” mediante il “blocco dei trigger point” (vedi per esempio la riflessologia e le tecniche riflesse).
Il blocco dei trigger point diminuisce la pressione nella fascia fibrosa del tessuto connettivo che riveste completamente i muscoli di tutto il corpo, agendo nel rispetto della fisiologia.
Agire sui trigger points vuol dire andare ad operare sulla causa dei problemi per prevenire maggiori rischi in merito alla salute globale dell’individuo, per lo sportivo sicuramente se ne ha un ottimo beneficio sulla sua perfomance atletica.
L’utilizzo di queste innovative tecniche aiuta certamente a prevenire i danni di un allenamento inadeguato, se unito ad una rigorosa conoscenza anatomo-fisiologica del corpo umano interpretato secondo i principi della tensegrità.
In definitiva:
- La Trigger Point Therapy utilizza questa tecnica per diminuire la pressione nella fascia fibrosa del tessuto connettivo che riveste completamente i muscoli di tutto il corpo.
- Tale terapia tiene conto del principio della tensegrità e agisce nel rispetto della fisiologia, operando sulla causa dei problemi, per prevenire rischi e raggiungere le migliori performance.
- L’utilizzo di queste innovative tecniche terapeutiche aiuta certamente a prevenire i danni di uno stile di vita inadeguato a qualsiasi età, se unito ad una rigorosa conoscenza anatomo-fisiologica del corpo umano interpretato secondo i principi della tensegrità.
Queste tecniche possono risultare dolorose?
Detto ciò è bene ricordare che il principio base di tutte queste tecniche è che il dolore provocato durante il trattamento rimanga sempre nei limiti della tollerabilità del paziente, e idealmente sia avvertito come un “male che fa bene”.
Generalmente più l’applicazione di queste tecniche è precisa sui trigger point minore sarà la forza da esercitare da parte del operatore tecnico del benessere.
Prima di ogni trattamento è raccomandabile escludere eventuali controindicazioni e informare il paziente sui possibili effetti del trattamento.
• La compressione dei trigger point può essere combinata con l’allungamento o l’accorciamento, attivo o passivo, del muscolo.
• Compressione locale di un trigger point
• Stretching manuale locale esercitato lungo la bandelletta tesa, nella zona dove sono localizzati alcuni trigger point e nella zona circostante
• Release fasciale manuale su un’area ampia attorno al trigger point
• Release manuale dei tessuti connettivi e della fascia tra due muscoli (mobilizzazione inter-muscolare).
Esistono diverse tipologie di Trigger Points, con delle caratteristiche proprie e diverse tra loro:
• I primari (o centrali) sono quelli più classici, situati al centro del ventre muscolare e in genere sono quelli che i pazienti riconoscono e riportano più facilmente
• I secondari (o satelliti) si creano nei muscoli intorno a quello primario, che rimane il primo da trattare
• I trigger point nei punti di attacco sono quelli presenti nei punti tendinei
• trigger pointdiffusi interessano un’intera parte del corpo e sono correlati a deformità posturali come la scoliosi o l’iperlordosi
• I trigger pointattivi, primari o secondari evocano dolori riferiti e risultano dolenti alla palpazione
• Trigger point latenti (o inattivi) infine non danno dolore riferito e non sono dolenti, ma provocano rigidità muscolare e possono riattivarsi in seguito a stimolazioni
Cause
• Un infortunio recente o lontano nel tempo
• Mancanza di esercizio
• Cattiva postura per lunghi periodi di tempo
• Carenze vitaminiche
• Disturbi del sonno
• Attività lavorative o ricreative che causano stress ripetitivo
Esistono molti modi per gestire i trigger points, tra cui:
- Kinesiologia
- Riflessologia
- Tecniche Riflesse
- Digitopressione
- Agopuntura
- Terapia manuale (come la cura chiropratica)
- Massaggio miofasciale e connettivale
- Modalità non invasive come ultrasuoni, laser o stimolazione elettrica (ad esempio, una macchina
- TENS, che invia piccoli impulsi elettrici attraverso la pelle per modificare il modo in cui i segnali del dolore vengono inviati al cervello)
- Iniezioni di steroidi (che consentono ai medici di agire direttamente sul sito della lesione per ridurre l’infiammazione).
“La salute non si definisce come semplice assenza di malattia,
bensì come stato di completo benessere fisico, psichico e sociale.”
(Organizzazione Mondiale della Sanità)